—ac
FranzKline_LeGros_1961.jpg

stanze

Vento fermo e peli

Dalla finestra ho visto
un gatto
nero e grande
che pareva un vecchio.

Nel suo contorto
ripulirsi, si è girato
rivelando un ciuffo bianco
luna di latte
sotto al collo—

in un posto segreto
che solo io ho visto,
spiando senza intento
dentro un retro di città
preso da erbacce, piastrelle rotte
dove non vanno nemmeno
i santi a curarsi di sé.

In quello specchio—
gobbo felino di vento fermo e peli
mi sei sembrato, soltanto
piccolo.


—ac
Pablo

Se ti alzi di notte
e non sono nel letto.

Se mi cerchi
e chiedi se vivo
è perché sai
del vuoto sotto.

E che ci sono.

Non è del tuo amore che ti ringrazio
ma di avermi ascoltato quando gridavo
dietro ai miei muri—sordi—di sangue.

Tra strane lenzuola le nostre mani
si intrecciano e stanno.

Baciami adesso prima dell’alba
sullo sbattere d’ali di una falena
prima che il lupo gobbo e spaurito
dei miei nervi ancora si sazi.


—ac
Fango

Ma sono cieco e mi annullo
in questo gioco dell’infinito
di sogni altrui e folle e strilli.

Tremo all’ombra di idee feroci
ed è la fine che mi corteggia
che forse ignoro o mi ha già vinto.

Sarò il ricordo di cui si ride
l’unico figlio uguale a tutti
gonfio di seme morto nel fango.


—ac
Aros am

Mi sono accorto di essere sveglio
dopo un tempo un secolo tra le lenzuola
ho guardato l’ora e scarnandomi il cuore
pensato cristo, tra poco è giorno.

Mi sono girato, il cuscino in faccia
e poi torcendomi verso la trappola
scrivo una frase comparsa per caso
rimasta per sbaglio nel posto segreto.

—non sto vivendo, solo aspettando.

E non piangendo ancora mi volto
il letto sudato è più vuoto di me,
finché mi penetra l’acido trillo.


—ac
Penombra di lupi

Penombra di lupi mi costringe
nei loro occhi, giallo il mio riflesso
ed è di me che ho più paura.

Bestie fatate scrive la sera
che la mattina spietata uccide.

E tu vita, creatura deforme
che solo scalci, strappi, fuggi,
dimmi chi sei e dove stai andando.


—ac